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Sicilia, Corte dei Conti: dighe e invasi a rischio, perdite e ritardi

La crisi idrica in Sicilia non è più un’emergenza temporanea, ma una condizione strutturale che affonda le radici in anni di ritardi e inefficienze. È quanto emerge dalla relazione di oltre 340 pagine della Corte dei Conti sulla gestione delle risorse idriche regionali, che conferma i rilievi già formulati ad agosto. Sotto osservazione finiscono soprattutto i laghi artificiali, tra dighe inefficienti, manutenzioni carenti e una gestione frammentata.

Uno dei nodi principali riguarda l’assenza di collaudi e verifiche sismiche: 20 dei 38 invasi attivi risultano soggetti a limitazioni di riempimento imposte da Roma. A questo si aggiungono opere incompiute o bloccate da decenni, come la diga di Pietrarossa, ancora in fase di completamento, e quella di Blufi, ferma da oltre vent’anni.

Pesante anche il problema dei sedimenti. Secondo i dati, nelle strutture si sono accumulati circa 150 milioni di metri cubi di sabbia, spesso a causa della mancata gestione dei materiali trasportati dalle piene. In diversi bacini l’intasamento ha ridotto drasticamente la capacità di accumulo, rendendo inutilizzabile una parte significativa degli invasi. Gli interventi di sfangamento, pur programmati, risultano in larga parte mai realizzati.

Nel mirino dei magistrati contabili finiscono anche le condotte di adduzione, che presentano uno stato definito precario, con perdite significative. La Corte punta inoltre il dito contro l’“eccessiva parcellizzazione” del sistema tra enti gestori e Consorzi di bonifica, una frammentazione che ostacola una gestione coordinata ed efficace. I Consorzi, in particolare, segnalano gravi difficoltà finanziarie e carenze gestionali.

Criticità emergono anche sul fronte dei dissalatori riattivati a Trapani, Porto Empedocle e Gela. La Corte conferma la presenza di indicatori di diseconomicità nella gestione degli impianti. Dei 32 milioni di euro stanziati dalla Regione per la gestione annuale, non risulta una relazione tecnica dettagliata in grado di giustificare la spesa.

Altro capitolo delicato è quello delle entrate: circa il 75% dell’acqua immessa in rete non viene pagata, a causa di perdite fisiche stimate intorno al 50%, allacci abusivi (tra il 5 e il 15%) ed elevata morosità. La Corte segnala inoltre l’assenza delle relazioni annuali sulle gestioni emergenziali della siccità, mai pervenute, anche perché – paradossalmente – si ritiene che parte della documentazione sia andata persa a seguito di un allagamento dell’archivio.

Il presidente della Regione Renato Schifani ha preso atto delle osservazioni dei giudici contabili, riconoscendo la cronicità di problemi maturati in oltre vent’anni, tra ritardi strutturali e carenze storiche. Il governatore ha ribadito la necessità di interventi organici e rilanciato il piano regionale contro la siccità: «Il piano anti-siccità darà risposte strutturali e durature».

L’obiettivo dichiarato è superare definitivamente la frammentazione del sistema e colmare i ritardi accumulati, per garantire una risposta stabile a una crisi che non può più essere affrontata con soluzioni emergenziali.

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Redazione