
Brutta notizia per gli italiani: le tasse sono una mazzata (cataniaoggi.it / pexels)
La tassa sulla ricchezza torna a spaccare la politica italiana: per alcuni è uno strumento di equità, per altri un pericolo per i risparmi e l’economia.
Roma – Ogni volta che torna nel dibattito pubblico, la tassa patrimoniale divide la politica italiana. Per alcuni è un tabù ideologico, per altri una possibile soluzione alle disuguaglianze economiche. Ma cosa si intende davvero per patrimoniale?
È una tassa sulla ricchezza accumulata, ovvero sui beni già posseduti – immobili, titoli, risparmi – e non sui redditi prodotti. Il suo richiamo fa tornare alla mente il 1992, quando il governo Giuliano Amato, nel pieno di una crisi finanziaria, impose un prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti degli italiani per risanare i conti pubblici. L’imposta fu una tantum, ma lasciò un segno profondo nell’opinione pubblica.
Negli anni successivi l’idea di una patrimoniale è riaffiorata più volte senza mai concretizzarsi. Nel 1996 l’allora premier Romano Prodi la prese in considerazione, ma il progetto non andò avanti. Nel 2007 fu Rifondazione Comunista a rilanciarla con lo slogan “Anche i ricchi piangano”, mentre nel 2022 Enrico Letta propose una supertassa di successione sui grandi patrimoni, accendendo nuovamente lo scontro politico.
Chi si oppone alla patrimoniale sottolinea due motivi principali. Il primo è che colpirebbe risparmi già tassati in precedenza, generando una doppia imposizione sullo stesso reddito. Il secondo riguarda il rischio che i grandi capitali si spostino all’estero, impoverendo ulteriormente il sistema economico nazionale.
In Europa, una vera patrimoniale esiste solo in Norvegia, Spagna e Svizzera, mentre negli altri Paesi si applicano imposte parziali su specifiche categorie di beni o patrimoni. Più diffuse sono le tasse di successione e donazione, considerate forme indirette di patrimoniale.
Gli economisti ricordano che, se mai si dovesse introdurre una tassa sulla ricchezza, andrebbe accompagnata da una riduzione delle imposte sul lavoro e sulle imprese, per evitare di aumentare una pressione fiscale già tra le più alte d’Europa.
Così, tra timori economici, ricordi del passato e la necessità di equilibrio nei conti pubblici, la patrimoniale resta una parola capace di spaccare la politica e agitare l’elettorato: un simbolo di una discussione che, ciclicamente, si riaccende e difficilmente trova una sintesi.