Silvio Berlusconi -Cataniaoggi.it
Enrico La Loggia, ex ministro e protagonista da sempre della scena politica italiana, mette a nudo la parabola di Forza Italia nel volume “Come è andata davvero” (Rubbettino), presentato oggi alle 18.30 al Club Cannottieri Ruggero di Lauria. Sul palco con lui il giornalista Paolo Liguori, il regista Michele Guardì e l’ex amministratore delegato di Gesap Vito Riggio, moderati da Giovanni Pepi. Il libro, sottotitolato “Fatti ed episodi senza filtri, dalla Prima Repubblica a Berlusconi”, ripercorre mezzo secolo di storia politica con l’obiettivo di colmare «la grave mancanza di verità» sul passaggio tra Prima e Seconda Repubblica. Tra i racconti più intensi, quello dell’omicidio di Lorenzo Tandoy, in cui era coinvolto lo zio Mario: assolto, ma capace di scardinare il giovane Enrico, appena tredicenne, nel suo senso di giustizia.
Capitolo a parte merita il “milazzismo” del 1959: «Ho recuperato documenti che provano come ventiquattro deputati furono comprati per far cadere il governo di mio padre – rivela La Loggia –. Non sono leggende, ma fatti». Il cuore del libro, tuttavia, è dedicato alla stagione berlusconiana. La tessera numero 6 di Forza Italia, ricorda l’autore, fu emblema di una community che univa rivoluzione liberale, cattolicesimo democratico e riformismo socialista, con nomi come Antonio Martino, Beppe Pisanu e Claudio Scajola. «Oggi – ammette – non trovo più né quella squadra, né quelle idee».
E in Sicilia, dove Forza Italia può vantare la guida del governatore Renato Schifani, La Loggia nota un’assenza di progetto: «Hanno ottimi risultati elettorali, ma nessuna visione sul Paese dei prossimi dieci anni». Del resto, paragoni con la Democrazia Cristiana di Fanfani, Moro e Andreotti non tengono: «Quella fu un’epoca di statisti; l’odierna Dc è un’altra cosa». Tra i leader attuali, l’unica stima dell’ex ministro va a Giorgia Meloni, «perché – conclude – è l’unica con una visione di futuro. Senza visione, non c’è politica».