Giovedì sera, mentre in piazza Federico di Svevia si accendevano i concerti dei Ramone’s e dei Boppin’kids nella cornice del “Summer Fest”, l’area attorno al Castello Ursino è sprofondata in un silenzio insolito. Tutti i locali hanno esposto una bara ingabbiata da lumini, sancendo simbolicamente il “funerale” del proprio commercio. Sulla lapide improvvisata campeggiava la data del 16 giugno 2024, giorno di avvio della nuova Zona a Traffico Limitato. «Da allora abbiamo subito un calo di fatturato tra il 60 e il 70% — racconta Grazia Spampinato, proprietaria del ristorante Cavaliere Roxy —. Dopo 21 anni, sto seriamente valutando di chiudere». Al suo fianco, altri nomi storici del quartiere come Tipico, Camelot, Sapuri, il chiosco Gammazita e il ristorante Antonio hanno spento le luci, scegliendo di non rompere lo sciopero in segno di solidarietà.
Dal Comune, tuttavia, non arriva apertura. Il sindaco Enrico Trantino respinge ogni richiesta di revoca della Ztl: «Catania detiene il triste primato delle auto pro capite. Non possiamo ignorare l’emergenza ambientale», spiega. E ribadisce di aver già modificato più volte gli orari di ingresso, attivato una navetta dal parcheggio di via Plebiscito e concesso il transito nei pressi delle fermate. «Se non è sufficiente, vuol dire che il problema non è solo la limitazione del traffico». La vicenda è approdata in Consiglio comunale, dove quattro consiglieri di maggioranza (Santo Arena, Andrea Cardello, Andrea Barresi e Paola Parisi) e l’esponente M5S Graziano Bonaccorsi hanno chiesto un’alternativa alla Ztl. Il presidente di Conapiv, Maurizio Loritto, chiarisce: «Non è una protesta contro il sindaco, ma contro una decisione che sta condannando alla chiusura attività storiche».
Mentre il dialogo resta impantanato, a segnalare la drammaticità della situazione davanti al Cavaliere Roxy è apparso un cartello “Vendesi” con la sola scritta “Fine attività”. Catania attende risposte concrete, ma per ora il cuore pulsante del suo centro storico tace.