«Non escludo nulla nella mia vita, se non diventare tifoso della Roma». Con questa battuta, dal tono leggero ma dal significato politico tutt’altro che marginale, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè ha risposto a chi gli chiedeva se fosse disposto a correre per la presidenza della Regione siciliana. Una frase che sembra aprire spiragli a scenari futuri e che conferma le indiscrezioni già circolate negli ambienti politici isolani. Mulè ha sottolineato come oggi si senta «molto appagato dalla vita», ma ha anche ribadito il legame profondo con la Sicilia: «Sono orgogliosamente figlio di questa terra e farò tutto quello che questa terra mi chiederà di fare, sia all’interno di Forza Italia e della coalizione, sia a livello personale. Per la mia terra si fa qualsiasi cosa». Dichiarazioni che ricalcano quanto riportato nei giorni scorsi da Repubblica Palermo, secondo cui lo stesso deputato, rispondendo alle domande di alcuni giovani, avrebbe scherzato dicendo: «Qual è stato il peggiore governo regionale in Sicilia? Non saprei, ma so quale sarà il migliore. Il prossimo, perché sarò io a guidarlo». Una battuta, spiegata dallo stesso Mulè ai microfoni della TgR Sicilia, che tuttavia non è passata inosservata: «Rispondevo a una battuta, ma so che in Regione ha provocato qualche malumore».
E proprio i malumori interni a Forza Italia cominciano a emergere con sempre maggiore evidenza. A parlare apertamente è stato l’europarlamentare Marco Falcone, che non ha risparmiato critiche al presidente della Regione Renato Schifani: «Schifani sbaglia a sottovalutare i mal di pancia, un leader unisce non punisce». Parole che rendono l’idea di un clima non semplice dentro il partito, soprattutto in vista delle scadenze politiche che attendono gli azzurri in Sicilia. Mulè, da parte sua, prova a gettare acqua sul fuoco, ma senza rinunciare a sottolineare la necessità di un chiarimento: «C’è da parlarsi, confrontarsi, agire nel bene della Sicilia. Bisogna trovare le forme: serve un confronto fra le varie anime del partito. Confronto che finora non c’è stato a livello regionale, da circa due anni non esiste una segreteria regionale». Parole che confermano la necessità, ormai riconosciuta da più voci, di ricostruire una cabina di regia del partito nell’isola, dove le tensioni interne si sono fatte sempre più visibili.
Un banco di prova sarà rappresentato dal congresso regionale, atteso per il prossimo anno, quando per la prima volta verrà eletto il segretario regionale di Forza Italia. L’attuale guida del partito in Sicilia è affidata a Gianfranco Caruso, considerato vicino a Schifani, ma il clima è tutt’altro che pacificato: lo stesso Falcone ha già annunciato la sua disponibilità a presentare una candidatura alternativa. Sul punto, Mulè non chiude alcuna porta e rilancia: «Ci sono personalità di Forza Italia in Sicilia che possono ambire a questa carica. Sarà il tempo a dirci quanti saranno e chi saranno. Sarà un bel momento di democrazia interna». Una frase che lascia intendere come la sfida per la leadership azzurra in Sicilia sia ormai aperta e destinata a segnare la prossima stagione politica.
Intanto, le parole del vicepresidente della Camera su un suo eventuale futuro a Palazzo d’Orléans contribuiscono ad alimentare le discussioni in una fase in cui la maggioranza regionale appare attraversata da tensioni crescenti. Mulè sceglie di non esporsi con una candidatura esplicita, ma non esclude nulla, confermando il suo radicamento alla Sicilia e la disponibilità a mettersi in gioco: «Per la mia terra si fa qualsiasi cosa». Il messaggio politico è chiaro: da Roma, Mulè guarda con attenzione all’isola e non intende restare alla finestra. Una disponibilità che, al di là della battuta sulla Roma, viene letta da molti osservatori come l’avvio di una nuova fase di competizione interna a Forza Italia, dove le ambizioni personali e le dinamiche di partito rischiano di intrecciarsi con la partita più grande: quella della guida della Regione Siciliana.