Il Disegno di Legge che introduce in Italia il reato specifico di femminicidio, punito con l’ergastolo, ha ottenuto il primo via libera in Commissione Giustizia del Senato, suscitando un consenso trasversale che pochi ritenevano possibile. L’accordo bipartisan attesta la volontà di superare divisioni politiche per dare un segnale forte nella lotta alla violenza di genere. Giulia Bongiorno (Lega), presidente della Commissione, ha definito il provvedimento «un punto di svolta giuridico e culturale», capace di elevare la tutela delle vittime di genere a livello di priorità assoluta. Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, ha sottolineato come la nuova fattispecie non istituisca una graduatoria di gravità tra i delitti, ma riconosca la specificità delle dinamiche che caratterizzano i crimini contro le donne, facilitandone individuazione e prevenzione.
Caratteristiche essenziali della norma: Secondo il testo approvato, «chiunque cagioni la morte di una donna quando l’azione è compiuta per motivi di odio, discriminazione, prevaricazione, controllo o dominio in ragione del genere, o in relazione al rifiuto di instaurare o mantenere un legame affettivo, è punito con l’ergastolo». L’introduzione di questa definizione mira a fornire agli operatori giudiziari e forze dell’ordine uno strumento normativo inequivocabile, che renda più agevole l’accertamento della natura di genere dell’azione violenta.
Emendamenti e misure collegate: Tra le modifiche approvate, il Movimento 5 Stelle ha ottenuto l’esclusione dei delitti di violenza di genere (cd. “Codice Rosso”) dal limite di 45 giorni per le intercettazioni, rafforzando così la possibilità di indagini tempestive e incisive. La Lega ha invece aggiunto disposizioni contro le droghe dello stupro, semplificando l’accertamento della somministrazione di sostanze e riconoscendo valore probatorio all’esame tossicologico della vittima.
È stato anche esteso l’obbligo per il giudice di motivare il proprio eventuale disaccordo rispetto alle richieste della parte offesa in sede di patteggiamento e rafforzato l’uso del braccialetto elettronico per il divieto di avvicinamento, attivabile a un chilometro invece che a 500 metri. Infine, si prevede la comunicazione non solo alla vittima ma anche ai suoi familiari in caso di revoca o attenuazione delle misure cautelari.
Dibattito politico e prospettive: Il Partito Democratico ha rivendicato tutele aggiuntive per gli orfani di femminicidio, ma ha rilanciato la necessità di investire su prevenzione ed educazione affettiva, tema caro alla segretaria Elly Schlein. Italia Viva, guidata in Senato da Ivan Scalfarotto, ha invece difeso l’impianto accusando l’esecutivo di tentativi di privatizzazione del processo penale, in parte neutralizzati grazie all’intervento parlamentare.
Susanna Campione (FdI), relatrice del ddl, ha salutato il risultato come una «sintesi esemplare» e auspica il voto unanime anche in Aula, previsto già dalla prossima settimana. Se confermato, l’ok definitivo sancirà un avanzamento normativo e simbolico, riconoscendo il femminicidio come crimine autonomo e rafforzando il presidio dello Stato nella protezione delle donne.