Un filo rosso di violenza e ingegno criminale attraversa le notti di Catania, dove si intrecciano episodi che alimentano la percezione di una città sempre più esposta al rischio. Nel giro di poche ore, tre sparatorie hanno colpito attività commerciali in pieno centro, mentre durante un servizio di controllo del territorio la Polizia di Stato ha sventato un tentativo sofisticato di introdurre telefoni cellulari in carcere tramite un drone. Storie diverse, ma che raccontano la stessa emergenza: la fragilità del sistema di sicurezza in un territorio complesso come Catania, segnato da pressioni criminali e da carenze strutturali di uomini e mezzi. Eppure, in una città dove le forze dell’ordine, coordinate da una superprocura, sono riuscite almeno in parte a mettere all’angolo i clan che per anni hanno soffocato il tessuto economico e sociale, la criminalità potrebbe oggi cercare nuove strade per riaffermare la propria presenza, tra intimidazioni a colpi di pistola e droni trasformati in strumenti di traffici illegali.
In via Garibaldi, nel cuore del centro storico, ignoti hanno esploso oltre venti colpi di pistola contro un centro estetico. L’attività, secondo quanto accertato dagli investigatori, è gestita dalla figlia di un noto esponente della malavita locale. Poche ore prima, altri cinque colpi erano stati sparati in via Calabrò, nei pressi dell’abitazione della donna e del suo compagno, anch’egli con precedenti giudiziari. Una sequenza ravvicinata che lascia poco spazio all’ipotesi della casualità e che si inserisce in un contesto cittadino già segnato da intimidazioni e regolamenti di conti a colpi d’arma da fuoco. L’indomani, un’altra attività commerciale è finita nel mirino: la vetrina di un’agenzia di noleggio scooter e mini-auto in via Plebiscito è stata crivellata da diversi proiettili. Nessun ferito, ma il messaggio intimidatorio appare chiaro. Sul posto sono intervenute le Volanti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, che hanno effettuato i rilievi, repertato i bossoli e acquisito le immagini di videosorveglianza. Via Plebiscito, arteria brulicante di locali e negozi, non è nuova a episodi del genere e gli investigatori stanno vagliando eventuali collegamenti con precedenti intimidazioni avvenute nelle ultime settimane, anche in altre zone della città come Misterbianco e Trappeto Nord. La scorsa notte, diversi colpi di arma da fuoco sono stati esplosi anche contro l’ingresso di una panineria in via Giovanni Da Verrazzano, nel quartiere Villaggio Sant’Agata. Su quest’ultimo episodio, che non ha provocato feriti, le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Fontanarossa.
Ma la cronaca nera di Catania non si ferma alla strada. Pochi giorni prima, gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale avevano fermato tre giovani, un 21enne e un 18enne di Paternò e un 17enne di Catania, sorpresi con un drone predisposto per introdurre telefoni cellulari all’interno del carcere. I tre si trovavano a bordo di un’auto quando sono stati notati dagli agenti in una via del centro. Alla vista della pattuglia hanno mostrato un atteggiamento sospetto, tanto da indurre i poliziotti a fermarli. Alla richiesta di spiegazioni, uno dei ragazzi ha affermato che si erano fermati solo per fumare una sigaretta, ma la versione non ha convinto. La perquisizione del veicolo ha rivelato un drone sul sedile posteriore, collegato con una lenza da pesca a un involucro contenente uno smartphone e due mini cellulari.
La ricerca ha permesso di rinvenire altri due telefoni nascosti in una scarpa, confezionati nello stesso modo, oltre a una borsa con accessori e un rocchetto di lenza. Dalle verifiche in Questura è emerso che i dispositivi erano destinati ai detenuti, con un sistema artigianale ma funzionale per il recapito dall’alto. Tutto il materiale è stato sequestrato, compresi i cellulari personali dei tre giovani, denunciati per tentato accesso indebito a dispositivi di comunicazione a favore di detenuti, ferma restando la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva. Il minore è stato affidato a un familiare.
Vicende diverse, ma accomunate da un dato: la pressione crescente che grava sulla sicurezza cittadina, già compromessa dalla carenza di organico delle forze di Polizia. A denunciarlo è il Siap, sindacato di Polizia, che parla di una vera e propria emorragia di personale. La Polizia Stradale, che negli anni ’90 contava 70 unità, oggi ne ha appena 35; pattuglie per la Tangenziale arrivano persino da distaccamenti di Randazzo o Caltagirone. Ancora più critica la situazione del Reparto Prevenzione Crimine, che in passato assicurava rinforzi con 60 agenti distribuiti in 30 equipaggi: oggi restano soltanto 25 uomini per 8 pattuglie operative. “Catania continua a perdere uomini e risorse – afferma il segretario provinciale Tommaso Vendemmia – mentre altrove vengono destinati rinforzi. Com’è possibile ritenere che una città con oltre un milione di abitanti nell’area metropolitana sia così sicura da non meritare maggiore attenzione dal Ministero dell’Interno?”.
La domanda resta sospesa, mentre la città vive tra colpi di pistola che risuonano nella notte e droni trasformati in strumenti di traffici illegali. Un quadro che restituisce l’immagine di un territorio in bilico tra cronaca e emergenza, dove la sicurezza appare sempre più fragile e affidata alla resistenza di reparti ridotti all’osso.