Montante: il gip Marino, "quella volta disse 'la devi smettere'"
di Alfio Musarra :: 09 luglio 2020 17:07

Nicolò Marino
Foto che ritraevano insieme Antonello Montante e il boss di Serradifalco Vincenzo Arnone furono trovate nel corso di una perquisizione a casa di quest'ultimo. Scatti che sono stati mostrati dal pm Maurizio Bonaccorso al magistrato Nicolò Marino, attuale Gip a Roma ed ex assessore regionale con delega ad Acqua, Rifiuti ed Energia durante la giunta Crocetta, deponendo come teste all'udienza del processo sul cosiddetto "sistema Montante", che si celebra col rito ordinario a Caltanissetta nei confronti di 17 imputati.
Tra questi c'è anche il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo. "Conobbi il colonnello, di cui mi riferirono le grandi capacità, al mio arrivo a Caltanissetta - ha detto Marino che è stato sostituto procuratore della Dda Nissena - e si instaurò subito un importante rapporto professionale e successivamente anche di amicizia. Il giorno che fu eseguita l'operazione 'Doppio Colpo', che portò tra gli altri all'arresto di Vincenzo Arnone, furono trovate delle fotografie durante delle perquisizioni a casa di quest'ultimo. Romeo mi telefonò e mi disse che c'erano delle foto che in un primo momento non si potevano acquisire agli atti del procedimento. Io dissi che andavano acquisite subito. Andarono una seconda volta e mi disse che erano state trovate delle foto di Vincenzo Arnone con Antonello Montante e una donna. A me le foto del matrimonio non interessavano, quelle ci potevano stare, mi interessavano quelle in cui i due erano insieme ad Assindustria. In quel periodo - ha aggiunto Marino - tutto ciò che riguardava Montante era tabù. Era diffusa tra i magistrati e le forze dell'ordine la voce che se ti mettevi contro Montante potevi avere conseguenze negative".
"Il colonnello Letterio Romeo mi chiamò allarmato e turbato dicendo che aveva ricevuto una chiamata da Antonello Montante durante la quale quest'ultimo si congratulava per l'operazione Doppio Colpo e a un certo punto gli disse 'ho saputo cosa avete preso, stai attento che ti rompo i denti'. Il tono della voce e la scusa della chiamata per le congratulazioni, Romeo la percepì come una minaccia. Di questa chiamata fece una relazione di servizio che consegnò a me personalmente in ufficio. Non come atto da inserire nel procedimento, ma voleva lasciare traccia di quello che era avvenuto a futura memoria. La denuncia di Letterio Romeo non fu mai formalizzata".
Montante era un assiduo frequentatore degli uffici della procura di Caltanissetta. Ha affermato Nicolo' Marino. "Montante - ha aggiunto - all'epoca, rappresentava per tutti quella nuova visione del ruolo di Confindustria finalizzato a una gestione virtuosa dell'imprenditoria e la sua vicinanza con i vertici delle forze dell'ordine e la magistratura era la regola. La presenza di esponenti appartenenti a Confindustria, anche in occasione di incontri istituzionali era costante e riconosciuta".
L'ex assessore all'Energia della Giunta Crocetta Nicolo' Marino, ha anche parlato delle motivazioni che lo hanno spinto ad accettare l'incarico politico. "Pensavo veramente - ha spiegato - che la mia nomina fosse legata ad un progetto di governo. Ho capito che avevo fatto il mio tempo a Caltanissetta. Avevo stima di Crocetta e Lumia. Capi' che a Caltanissetta non c'era piu' spazio per me. Accettai l'incarico di assessore perche' mi allettava il programma di governo e cioe' contrastare il monopolio delle discariche private e privilegiare il pubblico. Facemmo la sesta vasca di Bellolampo, poi la gara per la discarica di Gela che ostacolava il monopolio di Siculiana e a Messina per contrare la discarica di Mazzarra' Sant'Andrea. Riuscimmo a fare tre gare.
I contrasti nacquero per la gestione della discarica di Siculiana. "Un giorno quando ancora ero assessore ricevetti una chiamata da Lumia che mi diceva devi venire a Palermo perché Antonello Montante e Ivan Lo Bello ti vogliono parlare. Io non andai, vennero loro. Eravamo all'hotel Excelsior di Catania. Neanche il tempo di sedermi e Montante si alza e mi dice 'la devi smettere di creare dossier sul mio conto. Altrimenti so io cosa fare'. A quel punto dissi che me ne andavo. Lo Bello stava zitto e Lumia cercava di placare gli animi. Montante sostanzialmente mi contestava la posizione pubblica contro Giuseppe Catanzaro che gestiva una delle più grosse discariche in Sicilia, quella di Siculiana. Catanzaro ci aveva chiesto il rilascio di un'autorizzazione per l'ampliamento della discarica ma per rilasciarla era necessario, così come previsto per legge, che venisse realizzato un impianto per il trattamento dei rifiuti".
Era Beppe Lumia il "governatore ombra" nella giunta Crocetta, mentre quella di Linda Vancheri era solo una "bella presenza". Non era nemmeno capace di prendere decisioni. Ogni cosa la riferiva a Montante", ha affermato Marino. "Tutte le decisioni venivano discusse in giunta e c'era anche Linda Vancheri, all'epoca assessore alle Attivita' Produttive in rappresentanza di Confindustria, che era la referente di Montante". Quanto al parlamentare del Pd, ha spiegato Marino rispondendo alle domande del Pm, Maurizio Bonaccorso, era "una presenza costante nella stanza del presidente Crocetta e riceveva anche per conto del presidente. Riceveva sempre nella stanza del presidente ed era sempre li'". Marino ha anche riferito di non sapere nulla su un video compromettente riguardante proprio lui e del quale avrebbe parlato Alfonso Cicero. Ha anche aggiunto che circolava voce di un video hot riguardante Crocetta e di averlo appreso da fonti dell'Arma di Gela.
Quando il magistrato Nicolò Marino rassegnò le sue dimissioni da assessore regionale della giunta Crocetta "partì una vera e propria guerra da parte dei vertici regionali di Confindustria". "So - ha detto il magistrato - che il dottore Amedeo Bertone - ha aggiunto - ha trasmesso alla procura di Catania un intero incartamento di esposti che partivano da anonimi dove si dice di tutto di più su di me su quando ero magistrato a Caltanissetta. Tra le tante cose si diceva anche che mi era stata messa una casa a disposizione dall'ingegnere Pietro Di Vincenzo. Emergeva quasi che io ero il male assoluto. Non ho presentato denuncia perché sono persona offesa, vittima di questo 'dossieraggio'".

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