Festa della “Liberazione”
all’ombra del Coronaterror
di Salvo Barbagallo :: 25 aprile 2020 08:39

Opposte parti politiche quando c’è l’occasione utile si rinfacciano di “alimentare l’odio”: nell’attimo stesso in cui si attribuisce questa responsabilità a questo o a quello l’odio già scorre. L’odio scorre così tanto in piena libertà che tutti dovremo chiederci il “perché” e se l’alimentarlo, alla fine, fa comodo. A pochi? A molti? Non lo sappiamo, ma il dubbio resta. In un periodo in cui la pandemia continua a mietere vittime dovrebbero affiorare sentimenti positivi e invece si va a sbattere costantemente nei consueti e noti “luoghi comuni” che scaturiscono da palesi strumentalizzazioni ammantate da (pseudo?) colori politici. Il “fascino” delle ricorrenze che possono tornare utili continua fare presa anche in momenti in cui, al contrario, si dovrebbero mettere in luce i sacrifici attuali, i sacrifici di coloro che per la collettività hanno dato e stanno spendendo la loro vita: medici, infermieri, appartenenti alle forze dell’ordine, quanti sono stati e sono in prima linea nella guerra al Coronavirus.
Giusto non dimenticare quanti hanno combattuto e dato la loro vita per un’Italia “nuova” e “democratica”, ma paradossalmente (e i numeri, purtroppo, lo confermano) sono quegli “anziani” che quella guerra hanno combattuto che in questa guerra sono morti e stanno morendo. Festeggiare oggi ci sembra non solo inopportuno ma scandaloso, e quel volerci ripetere (per rassicurarci?) “tutto andrà bene” lo riteniamo altrettanto inopportuno in quanto ci appare oltraggioso per le migliaia di esseri umani già stroncati dal terribile morbo.
È vero, si dimentica con troppa facilità e bisogna ricordare, e noi vogliamo ricordare, allora, per non andare lontano nei decenni, anche coloro che sono stati assassinati in tempi vicini dai jihadisti. E sì, abbiamo dimenticato il terrorismo jihadista, abbiamo dimenticato i pericoli che abbiamo corso e quelli che ci sono ancora dietro l’angolo. Noi intendiamo guardare avanti con uno spirito che metta da parte odio e rancore che hanno portato – da una parte e dall’altra – brutalità che una mente sana non riesce a immaginare.
In una “quarantena” imposta dalla grave condizione provocata dal Coronavirus mettere sul piatto “la Festa” ci sembra sconcio. Chi non vuol dimenticare non ha bisogno di “feste”: Non dimentica.
A fronte di un futuro incerto occorrono azioni esemplari, non certo aprire agli ergastolani le carceri e lasciare campo libero a chicchessia in nome di (false) solidarietà. O in nome, soprattutto, dell’intera collettività nazionale che è tornata ad “obbedire” per il bene comune. Forse il Coronavirus ha distrutto anche il buon senso.
La nostra opinione sull’anniversario “25 aprile” l’abbiamo espressa ad ogni ricorrenza su questo giornale. E per non “dimenticare” riportiamo (in parte) ciò che abbiamo scritto negli anni precedenti…

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