Scuola catanese sotto attacco
di Giuseppe Scatà :: pubblicato il 23 gennaio 2021 19:38 :: aggiornato il 25 gennaio 2021 08:43

Ancora saccheggi alla'Istituto Campanella Sturzo di Librino: condizionatori, porte, finestre e merendine.
Sotto attacco. Stavolta ad essere attaccato non è Capitol Hill e il Campidoglio di Washington, non c'è alcun Jack lo Sciamano con le corna, la bandiera di Trump o le cineprese della Cnn; nessuno ha osato mettere gli stivali sulla scrivania della speaker della Camera Nancy Pelosi, né tanto meno sollevare la cornetta del suo telefono o sbirciare le sue mail segretissime. Non ci sono vittime e probabilmente non c'erano fucili, pistole né bandiere che inneggiavano all'ex presidente americano o alla Jihad. Solo delle cesoie, per spezzare le catene e i cancelli di un'insignificante scuola di un quartiere catanese, Librino, che fino al novembre scorso era circondata da una giungla di palme tanto fitte, da nasconderla alla vista dei palazzi popolari circostanti, proiettando i suoi alunni in un'immaginario Chapas messicano a sud dello Stretto di Messina.
Mancava pure la campanella, in un piccolo plesso di una scuola che proprio Campanella Sturzo si chiama, una tautologia che diviene una contraddizione in termini. Poi la campanella, dopo parecchi mesi, è apparsa - la povera bidella stava per compare una tromba da stadio per avvertire del cambio d'ora – e il suo squillo trillante ha sostituito quello degli uccelli – forse pappagalli – che avevano nidiato nella lussureggiante selva circostante, improvvisamente tagliata dopo qualche protesta dal nostro Comune.
Ed è lì, proprio quando la scuola, coi suoi magnifici pannelli solari mai utilizzati, appare nella sua magnificenza davanti alle finestre dei palazzi, che cominciano i furti. I primi due sono messi a segno in un secondo plesso poco distante, 8 Novembre e 9 Dicembre, e rubano soldi e libri. Poi parte l'attacco alla scuola del viale Bummacaro 13, a pochi metri dall'ingresso dell'Ospedale San Marco, ex distaccamento del Chapas, ora in bella vista tra le residenze popolari: prima entrano il 12 gennaio, sfondano una finestra e sgraffignano uno per uno i condizionatori nuovi della scuola. Decidono di ritornare la notte del 21 gennaio e attaccano la struttura dell'Infanzia, Materna e nuovamente Medie, portando via finestre e porte. Sì, proprio finestre e porte, pure quelle dei bagni. Hanno lasciato i gabinetti, probabilmente non di loro gradimento. Infine, sfatti, decidono di ristorarsi, scassano la macchinetta delle merende con un paio di martellate e mangiano sbevazzando.
Qui non c'è Jack lo sciamano con la pelliccia e il telefono della Pelosi in mano, ma dei comuni e sconosciuti ladri che gettano con noncuranza le cartacce di alcuni Duplo per terra e ruttano dopo una sorsata di aranciata gasata. Non c'è la Cnn, né la Fox News, né Sky, nemmeno la Rai, né una scritta che scorre sotto il giornalista col microfono in mano – Ultima ora: Assalto alla Democrazia, scuola sotto assedio - che indica la struttura saccheggiata alle sue spalle, e poi sulle tapparelle chiuse dei palazzi intorno – zummata in alto - dicendo: “Qui nessuno dice di avere visto nulla. Hanno avuta paura di una ritorsione da parte dei banditi? Sono stati minacciati? Qualcuno ha provato a telefonare alle forze dell'ordine, ma una Berretta calibro 9 si è poggiata sul suo orecchio?”.
La scuola assaltata non buca lo schermo e non ha share. Alcuni siti locali battono la notizia ,facendo del loro meglio,, come negli scorsi mesi, l'assessore e il sindaco s'indignano, come negli scorsi mesi, e viene promessa la video sorveglianza et cetera, come negli scorsi mesi. Eppure un cartello con il disegno di una videocamera minaccia la presenza di un controllo elettronico, che in realtà non c'è. Le mamme dei ragazzi sono arrabbiate: “E' sempre stata così questa scuola, anche quando la frequentavamo noi: uno schifo”. Hanno deciso di fare una colletta per ricomprare tutto, ma non sanno nemmeno quanti soldi debbano mettere, “Le finestre col vetro doppio costano un botto!”.
All'ingresso dell'edificio martoriato, resta a presidiare inerme uno dei bidelli. E' seduto davanti al corridoio ora senza porte e bucato come un pianoforte cui abbiano rubato i tasti, che allarga le braccia e dice: “Sono entrati da una finestra, rompendola, ma non c'è nemmeno il vetro, perché hanno rubato anche quello. Siamo lasciati soli. Domani magari ruberanno i muri, oppure s'abbasserà un elicottero, fisseranno la scuola a delle catene, e la porteranno via così, nel cielo, lasciando un enorme buco nel terreno”. E gli alunni di Librino vagheranno su un prato incolto, cercando la loro scuola con le torce dei telefoni e le suole delle scarpe.
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