Catania, decapitato il clan Cappello-Bonaccorsi
di Redazione :: pubblicato il 03 febbraio 2021 08:57 :: aggiornato il 04 febbraio 2021 12:29

polizia archivio
La Polizia di Catania ha decapitato i nuovi assetti del clan mafioso "Cappello-Bonaccorsi". Negli ultimi giorni gli agenti hanno notificato vari fermi disposti dalla Dda etnea che sono già stati convalidati dal Gip. Nel corso dell'operazione Squadra Mobile etnea e Servizio Centrale Operativo hanno sequestrato un vero e proprio arsenale e hanno rinvenuto nelle perquisizioni anche droga e danaro in contante. Secondo la ricostruzione degli investigatori, una volta scarcerato, nel giugno del 2019, Massimiliano Cappello, fratello dello storico leader Turi Cappello e ritenuto a capo dell'omonimo clan, aveva ripreso in mano le redini della famiglia mafiosa. E' uno dei retroscena della vasta operazione eseguita dalla Polizia a Catania che ha smantellato i nuovi assetti del clan Cappello-Bonaccorsi, portando in carcere 15 persone.
Le indagini della Squadra sono state scattate proprio dopo la scarcerazione di Cappello. Grazie alle telecamere piazzate davanti la sua abitazione gli investigatori hanno ricostruito gli incontri tra gli esponenti storici del clan. Incontri tra i boss che avvenivano non solo a casa di Cappello ma anche negli appartamenti di insospettabili, persone estranee al clan ma a disposizione degli indagati con l'obiettivo di scongiurare eventuali controlli da parte delle forze dell'ordine. Uno dei più stretti collaboratori di Massimiliano Cappello, secondo l'accusa è Emilio Gangemi, vero e proprio factotum del capo limitato negli spostamenti per via della sorveglianza speciale a cui era sottoposto. I due gestivano una piazza di spaccio nel popolare quartiere di San Giovanni Galermo, aiutati secondo l'accusa, da Giuseppe Paolo Rapisarda, detto 'Paolo cupittiuni', che sovrintendeva alle attività di spaccio.
I destinatari dei provvedimenti restrittivi nell'operazione 'minecraft' sono, oltre a Massimiliano Cappello e Salvuccio Lombardo Junior, Sebastiano Cavallaro, di 29 anni; Renzo Cristaudo, di 28, Alessio Finocchiaro, di 27, Emilio Gangemi, di 46, Giuseppe Spartano, di 32, Costel Suru, di 37, Giuseppe Distefano, di 44; Giuseppe Francesco La Rocca, di 26, Francesco Cavallaro, di 36, Domenico Alessandro Messina, di 28, che era già ai domiciliari, Giusi Messina, di 46, e Giovanni Santoro, di 38. Un provvedimento è stato altresì notificato in carcere a Giuseppe Paolo Rapisarda, di 29.
'Ronde' notturne nei pressi dei commissariati e telecamere per monitorare la sede della Squadra mobile di Catania. Erano prudenti i boss del clan Cappello-Bonaccorsi, finiti in carcere nell'ambito del blitz antimafia denominato 'Minecraft' eseguito dalla Polizia a Catania. "Temendo di essere destinatari di misure cautelari - spiegano gli investigatori -, non solo trascorrevano le notti aggirandosi in prossimità degli uffici di polizia per monitorare l'eventuale uscita di mezzi che potessero lasciar presagire l'esecuzione di provvedimenti di cattura, ma avevano anche pianificato (dotandosi di idonei strumenti tecnici) l'installazione di telecamere in corrispondenza di punti di interesse, tra i quali anche la sede della Squadra mobile di Catania".

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