Blitz a Catania, 34 indagati e 22 misure
arrestati, finanziere e tre vigili urbani di Catania
di Alfio Musarra :: pubblicato il 16 marzo 2021 07:21 :: aggiornato il 17 marzo 2021 09:09

guardia di finanza
Associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, corruzione, falso in atto pubblico, trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio, corruzione elettorale e intralcio alla giustizia aggravato dal metodo mafioso. Sono questi i reati contestati a vario titolo a 22 indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania guidata da Carmelo Zuccaro. L'operazione, denominata 'Sipario' e condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Catania, che colpisce anche dei presunti esponenti orbitanti al clan dei Cappello. Gli indagati sono complessivamente 34. Nel faldone delle fiamme gialle, ci sarebbero anche estorsioni nei confronti di imprenditori e artisti catanesi, oltre che la corruzione di pubblici ufficiali e il trasferimento fraudolento di valori.
È stato inoltre disposto il sequestro preventivo dell’intero patrimonio di tre società aventi sede a Catania, operanti nella gestione di noti bar e ristoranti nel centro della città, per un valore di circa 5 milioni di euro. Le indagini delle fiamme gialle, hanno riguardato il clan Cappello e le relative attività estorsive oltre che le infiltrazioni nel tessuto economico della città. Le indagini eseguite dalle unità specializzate del Gico di Catania, coordinate dalla Procura, hanno consentito di monitorare l’attività di Orazio Buda, secondo l’accusa, particolarmente legato al gruppo di Orazio Privitera, esponente di vertice del clan Cappello/Carateddi, secondo l’accusa, avrebbe “provveduto in modo costante e intenso al reimpiego del denaro provento di delitti in attività commerciali affermate sul territorio e fittiziamente intestate a soggetti terzi al fine di schermare la riconducibilità allo stesso e al clan delle attività economiche”. Le indagini avrebbero altresì permesso di accertare come Buda abbia posto in essere numerosi atti estorsivi nei confronti, imprenditori catanesi operanti nei settori dei trasporti e nei confronti di un noto e premiato pittore siciliano, dal quale Buda avrebbe preteso l’elargizione di opere, alcune delle quali destinate a pubblici funzionari al fine di tessere rapporti relazionali utili per perseguire finalità illecite; altre destinate ad arredare alcuni degli esercizi commerciali riconducibili a Orazio Buda.
Nell’ambito delle indagini è inoltre emersa la condotta corruttiva ed elettorale riconducibile a Mauro Massari, Vice Brigadiere della Guardia di Finanza, in servizio presso la Compagnia di Augusta, nonché attuale vice presidente della VI Circoscrizione del comune di Catania. Secondo la ricostruzione della fiamme gialle, lo stesso, candidato alle amministrative dell’anno 2018 per il rinnovo del Consiglio comunale di Catania e dei relativi consigli circoscrizionali (eletto in seguito con oltre 965 preferenze nella circoscrizione di Librino, San Giorgio, San Giuseppe La Rena, Zia Lisa e Villaggio Sant’Agata), secondo l’accusa, avrebbe avuto contatti con Orazio Buda, di cui, secondo gli investigatori, “conosceva pienamente l’elevata caratura criminale, un patto elettorale per il quale il Buda si impegnava a sostenerne la candidatura, promessa cui ottemperava come emerso chiaramente dalle attività di indagine, ottenendo in cambio da Massari vari favori attraverso il reiterato abuso della propria qualità e dei poteri connessi alla funzione esercitata”.
Tra le altre condotte, il militare avrebbe promesso "di soddisfare la pressante richiesta di Buda finalizzata ad ottenere, in favore di una società a quest’ultimo gradita, un subappalto (per l’importo di circa 6.0000.000 di euro) presso il Porto di Augusta per la demolizione di una piattaforma ferrosa, garantendo la sua intermediazione nell’esercizio delle funzioni e mediante l’utilizzo della macchina di servizio"; ancora, su precisa richiesta di Busa, “prometteva di danneggiare un piccolo imprenditore attraverso l’utilizzo dei poteri connessi alla funzione esercitata”. Giova altresì rilevare che le indagini hanno consentito di accertare ulteriori condotte di corruzione elettorale riconducibili a Orazio Buda ed altri esponenti politici locali. Le indagini hanno inoltre fatto emergere le condotte di altri pubblici ufficiali, tre agenti della Polizia Municipale di Catania, posti agli arresti domiciliari. Si tratta degli indagati, Giuseppe Longhitano, Attilio Topazio e Francesco Campisi, i quali, secondo la ricostruzione, su richiesta di Orazio Buda, Campisi da intermediario tra Buda e gli altri due pubblici ufficiali, “redigevano false relazioni di servizio finalizzate a garantire la sussistenza dei requisiti richiesti dalla normativa di settore per garantire l’assegnazione di alloggi popolari da parte dell’IACP in favore di stretti congiunti di Buda”.
In carcere sono finiti Orazio Buda e Mauro Massari, mentre ai domiciliari anche Giuseppe Castorina e Maurizio La Rosa. Obbligo di firma per Fabio Fama', Santo Giovanni Fama' e Antonio Vita. Interdizione dall'attivita' imprenditoriale per Santo Alessio Buda, Irena Businskienne, Francesco Carlino, Vincenza Coco Pietro Benedetto Sebastiano Fisichella, Rosario Gerbino, Monica Gregorio, Rosario Marletta, Cristian Papa, Angela Privitera, Fortunata Toscano e Monica Caruso.
Sono state inoltre sottoposte a sequestro quote sociali, beni mobili, immobili e conti correnti di tre società aventi sedi a Catania, attive nella gestione di noti bar e ristoranti nel capoluogo, secondo l’accusa, fittiziamente intestate ai numerosi “prestanome” di Buda al fine di “eludere le indagini patrimoniali nei confronti dello stesso esponente dell’associazione criminale”. L’attività delle fiamme gialle si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura e dalla Guardia di Finanza volte al contrasto sotto il profilo economico-finanziario, delle associazioni a delinquere di tipo mafioso, al fine di evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale, e di partecipazione al capitale di imprese sane, anche profittando delle difficoltà legate al periodo di contrazione economica.
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