Messina, 16enne ucciso a colpi di pistola a Capizzi: sequestrata l’arma, tre fermati

Un ragazzo di 16 anni è stato ucciso a colpi di pistola la sera del 1 novembre 2025 a Capizzi (Messina). I carabinieri hanno fermato un 20enne, il fratello di 18 anni e il padre di 48 anni. Sequestrata una pistola con matricola abrasa.

Un sedicenne è morto dopo essere stato raggiunto dai colpi di arma da fuoco esplosi davanti a un bar di Capizzi, nel Messinese, intorno alle 22.30. Secondo la prima ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Mistretta, un 20enne già noto alle forze dell’ordine avrebbe fatto fuoco contro un giovane che si trovava all’esterno del locale. I proiettili hanno colpito un 22enne, ricoverato all’ospedale di Nicosia (Enna) e non in pericolo di vita, e il ragazzo di 16 anni, che è deceduto poco dopo l’arrivo alla guardia medica di Capizzi.

La vittima si chiamava Giuseppe Di Dio, il 16enne vittima di un delitto a colpi d’arma da fuoco in mezzo alla strada. Era uno studente modello, iscritto all’Istituto Alberghiero Don Bosco-Majorana di Troina, dove era conosciuto come un ragazzo perbene e sempre disponibile. Dedito allo studio, aiutava spesso la sua famiglia, titolare di un’azienda agricola e zootecnica nel territorio di Capizzi.

Partecipava attivamente ai progetti scolastici e, secondo i docenti, mostrava sempre interesse e partecipazione durante le lezioni. Era benvoluto da compagni e insegnanti. La dirigente scolastica dell’istituto, Mariangela Santangelo, ha espresso il proprio cordoglio sui social: «Tutta la comunità scolastica – ha scritto – si stringe al dolore della famiglia per l’immane tragedia che ci ha colpiti».

Per l’episodio sono stati eseguiti tre fermi di indiziato di delitto: il presunto autore degli spari, identificato in Giacomo Frasconà, 20 anni, il fratello 18enne e il padre, 48 anni, Antonio Frasconà. I due familiari sono ritenuti responsabili di avere accompagnato il 20enne sul luogo dell’agguato. A loro carico vengono contestate diverse ipotesi di reato: omicidio, tentato omicidio, detenzione abusiva di armi, detenzione di arma clandestina, lesioni personali e ricettazione.

I militari hanno inoltre recuperato e sequestrato l’arma del delitto, una pistola con matricola abrasa, che sarà sottoposta a ulteriori accertamenti balistici e scientifici per verificare eventuali collegamenti con altri episodi. Sono in corso indagini per definire con precisione la dinamica e per accertare il movente, che al momento non è stato divulgato.

Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Capizzi, Leonardo Giuseppe Principato Trosso, che ha parlato di una comunità “sgomenta e incredula” e ha annunciato la proclamazione del lutto cittadino. «Conoscevo la famiglia del presunto omicida, già nota per altri reati. Ieri sera poteva essere una strage, quel bar è frequentato da molti ragazzi», ha sottolineato, ricordando che in passato alcuni componenti del nucleo familiare erano stati indagati per avere dato fuoco alla caserma dei carabinieri e che negli ultimi giorni erano stati sottoposti a controlli perché sospettati di detenere armi.

Il primo cittadino ha espresso vicinanza alla famiglia della giovane vittima, descritta come famiglia perbene e di lavoratori, e ha ribadito la richiesta di un rafforzamento dei presidi dell’Arma sul territorio, visto l’aumento degli episodi di violenza in un centro che conta meno di tremila abitanti.

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Le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza. Chiunque voglia esercitare il diritto di replica può farlo nei modi e nei termini previsti dalla legge.